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Cantine e vini del fermano (3ª parte)

Con quest’ultimo articolo e con le ultime due aziende chiudiamo il nostro tour nel fermano, il due articoli precedenti li potete trovare qui e qui.
Anche in questo caso si tratta di due realtà assai diverse tra loro.

Di Ruscio- La cantina dei Poeti

All’imbrunire giungiamo a questa cantina dalla struttura modernissima, situata a Campofilone, in Contrada Valdaso, è stata fondata nel dopoguerra da Dante di Ruscio ed è attualmente gestita dal figlio Mario con la moglie Manuela ed i loro figli.
La curiosità di quest’azienda sta nel fatto che non possiede vigneti, ma vinifica le uve di un centinaio di conferitori.
La produzione è di circa 50mila bottiglie/anno suddivise in undici etichette, tra le quali anche tre Spumanti Metodo Charmat, s’aggiungono poi vino sia in Bag in Box che in PET.

Marco di Ruscio e il Deviango

Qui abbiamo l’opportunità di assaggiare il “Deviango”, un Igt Marche Bianco da uve sangiovese, frutto di un progetto che ha coinvolto quattro diverse aziende ognuna delle quali produce la propria versione, tutte però accomunate dallo stesso processo produttivo che prevede la vinificazione in bianco di uve sangiovese, lavorate con la tecnica dell’iper-ossidazione del mosto e della flottazione, il tutto per ottenere un vino dal color paglierino scarico.
Nella sua prima annata, ovvero la 2018, ciascun’azienda ne ha prodotte 1.500 bottiglie, vendute tutte allo stesso prezzo (€ 18,00).
Per quanto riguarda il “Deviango” 2018 dell’azienda Di Ruscio, abbiamo trovato un vino dal color paglierino scarico, intenso al naso dove si colgono sentori di frutto bianco (pesca anzitutto) e note floreali. Fresco e sapido al palato, con sentori di frutta bianca ed accenni vegetali, buona la sua persistenza.
L’esperimento è perlomeno assai curioso, e ci spiace non aver potuto assaggiare i vini delle altre tre aziende, per potere fare un confronto ed avere un’idea più precisa del risultato.

Passando a vini più “ tradizionali” andiamo a degustare il Falerio Pecorino Doc 2018, dal color giallo paglierino di buona intensità e dal bel naso pulito dove si coglie frutta a polpa gialla, in primis pesca. Fresco e fruttato alla bocca, dove si  percepiscono sentori d’erbe officinali, mentre il fin di bocca chiude leggermente vegetale ed un poco amarognolo.
12.000 le bottiglie prodotte, vendute in cantina a 13.00 euro.

Infine un vino rosso, il Rosso Piceno “Rosso del Poeta” Doc 2017, da uve montepulciano (70%) e sangiovese (30%), affinato per nove mesi in barriques. 15.000 le bottiglie prodotte al costo di € 12,00.
Il colore è granato di buona profondità; intenso al naso dove presenta sentori balsamici e note speziate di vaniglia e accenni di legno dolce. Discretamente strutturato, balsamico, succoso con trama tannica in equilibrio, accenni di legno dolce e di liquirizia dolce, lunga la sua persistenza.

E’ ormai buio quando ci trasferiamo a Monsanpietro Morico, presso l’azienda Vittorini, l’ultima del nostro impegnativo tour. Fondata da Domenico Vittorini è ora gestita dal nipote Nico, tornato nel 2005 nelle Marche da Verona, dove, negli anni ‘70 s’erano trasferiti i suoi genitori.
L’azienda dispone di tre ettari vitati in proprietà più un altro ettaro e mezzo in affitto, situati a 590 metri d’altitudine vi si trovano (il primo impianto ha la spaventosa densità di 15.000 ceppi/ettaro) sangiovese, montepulciano, pecorino e Incrocio Bruni, per una produzione di circa 20mila bottiglie/anno.

Prima dei suoi vini ci viene proposto quello di un’amico, Massimo Ciscato, ex fotografo milanese trasferitosi a vivere a Monsanpietro Morico, l’azienda si chiama Casale Biancopecora e dispone di un ettaro a vigneto dove sono impiantati trebbiano, pecorino e gewürztraminer con una densità di 7.500 ceppi, dai quali, in una microcantina di 43 metri quadri si ricavano 3.000 bottiglie dell’Igt Marche Bianco “Vitalbero”, del quale andiamo ad assaggiare l’annata 2018.
Il colore è paglierino scarico, intenso al anso dove si colgono curiose note di distillato (Calvados), sidro, buccia di mela e di pera unite a leggeri sentori aromatici. Strutturato, fresco, con bella vena acida e leggeri accenni tannici, sentori di buccia di mela fresca e lunga persistenza.
Un vino assai curioso e decisamente particolare.

In quanto a Nico, ci fa assaggiare tre vini, il primo è l’Igt Marche Bianco “Crocifisso” 2017, il vino che il giorno seguente durante la degustazione riservata alla stampa, otterrà il Premio della Critica San Biagio.
Blend di pecorino e sangiovese vinificato in bianco, fermenta a bassissima temperatura per un paio di mesi, sosta poi per dieci mesi, parte in acciaio e parte in barriques usate. 3.350 le bottiglie prodotte, vendute a 20 euro.
Il colore è paglierino di buona intensità; mediamente intenso al naso dove emerge il frutto giallo. Strutturato, sapido e morbido, complesso, con un bel frutto giallo in evidenza (pesca) ed una lunga persistenza. Un prodotto notevole.

Dopo un vino bianco ce ne viene servito uno rosato, si tratta dell’Igt Marche Rosato “Io sto coi lupi” 2018, sangiovese e montepulciano in parti uguali, lunga fermentazione (60 giorni) a bassa temperatura e sosta sui lieviti per dieci mesi senz’aggiunta di solforosa. 1150 le bottiglie prodotte, vendute a 15 euro.
Il colore è rosa-ramato; intenso al naso dove presenta sentori di mela e di buccia di mela. Fresco, con leggere note tanniche, sentori di mela su lunga persistenza.

Ultimo vino in assaggio è il Marche Bianco Igp 2017, pecorino, incrocio Bruni e sangiovese (vinificato in bianco) la composizione; fermentazione ad 11°C per trenta giorni e sosta sui lieviti per dieci mesi senz’aggiunta di solforosa.
Color giallo paglierino; intenso al naso, si colgono sentori di mela, accenni di sidro e note affumicate. Strutturato, fresco e sapido, con un bel frutto (soprattutto mela) e lunga persistenza.
1.650 le bottiglie, vendute a 18 euro.
Lorenzo Colombo