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La Franciacorta di Mirabella

Sono due le cose che maggiormente ci hanno colpiti durante la nostra recente visita all’azienda Mirabella, in Franciacorta.
La prima è stata l’importanza che viene qui data al Pinot bianco, uno dei tre vitigni franciacortini (in realtà ce ne sarebbe anche un quarto -l’Erbamat- da poco introdotto nel disciplinare di produzione, ma, data la scarsa disponibilità dello stesso, si tratta più di una presenza teorica che non reale).
Ma torniamo al Pinot bianco la cui presenza nei vigneti della Franciacorta è assai limitata, infatti, nonostante il disciplinare di produzione ne consenta l’utilizzo per un massimo del 50%, in realtà solamente poco più del 3% della superficie vitata franciacortina è dedicata a quest’uva.
Ebbene, il suddetto vitigno rappresenta invece per l’azienda Mirabella oltre il 13% dei 56 ettari a vigneto aziendali, e poco meno del 10% di tutta la superficie a Pinot bianco della Franciacorta.

La seconda cosa a colpirci è stata la presenza -e l’utilizzo- massiccio del cemento.
La cantina dell’azienda infatti è situata nello stabile di un precedente enopolio, costruito negli anni ’30 del novecento, quando le vasche di cemento imperavano, soprattutto nelle cantine sociali.
Teresio Schiavi il fondatore di Mirabella, ha trasferito qui la sede aziendale nel 1982 –la prima cantina era situata in un ex filanda, a Paderno Franciacorta- ed ha avuto la lungimiranza di non demolire queste vecchie vasche -in quell’epoca assai fuori moda- che ora, opportunamente ristrutturate sono diventate il luogo dove si forma circa il 90% del vino prodotto in azienda.

Nel 2019 l’azienda, fondata nel 1979, compie 40 anni, ed il regalo che gli Schiavi –Teresio ed i due figli, Alberto ed Alessandro– hanno voluto farsi/farci, è stata la presentazione di tre nuovi Metodo Classico, prodotti -in purezza- dai tre vitigni franciacortini: Chardonnay, Pinot nero e Pinot bianco che in blend vanno a costituire il vino di punta aziendale, ovvero il Franciacorta Riserva Dosaggio Zero DØM.

Ed è iniziata proprio con il DØM la nostra giornata da Mirabella, proposto in una verticale di sei annate, dalla 2011 alla 1991 che toccavano un trentennio di questo vino, durante il quale sono stati fatti molti cambiamenti in merito al suo metodo produttivo.

Il DØM è frutto di un blend di Chardonnay (60%), Pinot nero (25%) e Pinot bianco per il restante 15%, questo perlomeno nell’annata più recente, le uve, raccolte a completa maturazione,  provengono dal più vecchio vigneto aziendali, quello di Mirabella, il primo acquisito e da cui prende nome l’azienda.
La fermentazione, ovviamente delle uve separate, avviene per il 70% in cemento e per il restante in barriques, con continui batonnages.
Dopo la rifermentazione in bottiglia il vino sosta sui lieviti per almeno 85 mesi; naturalmente viene prodotto unicamente nelle annate migliori.

La sboccatura del 2011 è avvenuta nel 2018, il vino si presenta nel bicchiere con un color paglierino luminoso, di buona intensità. Fresco e fruttato al naso, elegante, con sentori di lieviti e leggeri accenni tostati. Notevole l’eleganza alla bocca, dove ritroviamo la freschezza percepita al naso, sapido e minerale, con sentori d’agrumi e frutta bianca, con leggeri ed eleganti accenni ossidativi che rimandano alla mela, buona la sua persistenza.
Nonostante la sua gioventù è il vino che abbiamo preferito tra tutta la batteria.

Il 2009, sboccato nel 2017, ha un colore più intenso, paglierino tendente al dorato, un poco chiuso all’inizio (caratteristica che ritroveremo praticamente in tutti i vini e che scopriremo più tardi derivare dal bicchieri, più precisamente dall’acqua utilizzata che in alcuni mesi dell’anno è connotata da particolari note organolettiche che creano questa problematica), il vino s’apre quindi su sentori di frutto giallo maturo, erbe officinali ed accenni di distillato. Decisa l’effervescenza al palato, sapido e fresco, con spiccata vena acida, quasi citrino. L’abbiamo trovato decisamente migliore alla bocca che non al naso (vedi quanto scritto sopra).

Arriviamo al 2006, sboccato nel 2016, questa è la prima annata dov’è stata introdotta la terza frazione di spremitura, ovviamente non utilizzata nel vino.
Il colore è paglierino-dorato, luminoso; intenso al naso, dove riscontriamo note tostate che rimandano alle nocciole. La nota tostata è percepibile anche al palato, dove si coglie anche l’uso del legno, una bella vena acida dona freschezza al vino che chiude comunque leggermente amarognolo.

2004: annata nella quale è stata introdotta la fermentazione in barriques.
Molto bello il colore, paglierino-dorato luminoso. Ritroviamo all’inizio quella nota di chiusura sopradescritta, quindi il vino s’apre su sentori tropicali, di frutto giallo e di nocciole tostate.
Sapido alla bocca, con sentori di nespole e leggeri accenni vegetali, buona la sua persistenza.

Purtroppo il vino dell’annata 1996, anno in cui è stata introdotta le pressatura pneumatica, presentava problemi evidenti, d’altra parte quando s’apre una bottiglia di oltre vent’anni d’età ce li possiamo aspettare, ragione per cui non riteniamo il caso di parlarne.

In chiusura l’annata 1991, sboccato nel 1996 e frutto di un’unica pressatura.
Il colore è consono all’età del vino: oro, intenso e luminoso.
Chiuso all’inizio, presenta al naso accenni ossidativi che rimandano alla mela matura ed alla buccia di mela.
Anche alla bocca si coglie l’età del vino con le già citate note ossidative, rinfrescate però da una spiccata vena acida e da una decisa nota sapida, buona la sua persistenza.

Dopo la visita alla cantina è seguito l’aperitivo dov’è stato servito l’Elite, Franciacorta Extra Brut senza solfiti aggiunti (la scheda tecnica dichiara un massimo di 6 mg/l, quindi sotto il limite massimo (10 mg/l) oltre il quale occorre dichiarare in etichetta “Contiene solfiti”).
Durante il pranzo sono stati serviti i seguenti Franciacorta in accompagnamento ai piatti appositamente preparati da Stefano Cerveni, del Ristorante Due Colombe di Borgonato: Blanc de blancs Edea (80% Chardonnay e 20% Pinot bianco), Extra Brut Millesimato 2012 Demetra (70% Chardonnay, 20% Pinot nero e 10% Pinot bianco), Satèn (Chardonnay in purezza), e Rosé (45% Pinot nero, 45% Chardonnay e 10% Pinot bianco).

Ultimo (piacevole) impegno della giornata è stato la degustazione dei tre vini da monovitigno sopra citati, frutto della vendemmia 2015 in tipologia Brut Nature, presentati per la prima volta alla stampa.
I tre vini seguono il medesimo metodo produttivo, ovvero fermentazione in vasche di cemento ed affinamento in bottiglia per 36 mesi, la sboccatura è avvenuta nello scorso mese di gennaio.

Pinot Bianco VSQ Brut Nature (Il vino non può essere etichettato come Franciacorta, non prevedendo il disciplinare la possibilità di utilizzare il Pinot bianco in purezza)
Color paglierino luminoso di media intensità; intenso e fresco al naso dove si colgono sentori di lieviti, frutta a polpa bianca (pesca) e note floreali. Fresco e sapido al palato, dove ritroviamo i sentori di pesca, cremoso, succoso, morbido, dotato di una bella vena acida, lunga la sua persistenza.

Chardonnay  Franciacorta Docg Brut Nature
Dal color paglierino luminoso, leggermente più intenso rispetto al precedente. Intenso al naso, dove il frutto ci è parso più maturo, ricordandoci una pesca gialla. Fresco e verticale alla bocca, sapido, presenta leggere note vegetali ed un fin di bocca leggermente amarognolo.

Pinot Nero Franciacorta Docg Brut Nature
Il colore è paglierino luminoso, tendente al platino. Intenso al naso dove si colgono sentori di fragolina di bosco e note fi lieviti. Sapido, minerale, verticale al palato, presenta leggeri accenni tostati ed una lunga persistenza.

Dopo questi tre vini è d’obbligo assaggiarne il loro blend, ovvero il DØM 2015, vino non ancora in commercio e sboccato per l’occasione alla volée.
Si presenta con un color giallo-paglierino luminoso, minerale al naso, verticale, con sentori di frutto bianco ed accenni metallici. Sapido e verticale al palato, con note tostate e lunghissima la persistenza.

Concludiamo infine la giornata con la visita al vigneto Dosso Barba, il più ampio tra quelli di Mirabella, ed uno tra i più grandi, a corpo unico della Franciacorta, situato a Passirano.
Lorenzo Colombo

 

3 commenti

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  1. […] abbiamo più volte scritto in merito a quest’azienda ed ai suoi vini, vedi qui, qui e qui, l’ultima volta è stata nello scorso mese di maggio, quando, tra gli altri,  […]

  2. […] di Mirabella e neppure quella della loro produzione spumantistica, potete trovare i vari articoli qui, qui e ancora […]

  3. […] alcune righe alla presentazione dell’azienda, in questo caso vi rimandiamo a quanto scritto qui e […]

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