Cavazza e la Garganega

Cavazza, la 4° generazione, da sinistra: Elisa, Stefano, Mattia, Andrea.
Sono quasi cent’anni che esiste la cantina Cavazza, la storia dell’azienda è infatti iniziata nel 1928 quando Giovanni Cavazza e la moglie Augusta acquistano una casa ed un vigneto a Selva di Montebello e, come era prassi allora, si dedicano alla policoltura con anche la gestione degli animali.
Il passaggio alla sola coltivazione della vite ed alla produzione di vino avviene nel dopoguerra, quando vengono abbandonate tutte le altre attività.
L’azienda s’espande e nel 1987 viene acquistata la tenuta sui Colli Berici, ora l’azienda, giunta alla quarta generazione dei Cavazza, dispone di 150 ettari in proprietà, suddivisi tra le due tenute, la storica di Selva di Montebello e la Tenuta Cicogna sui Colli Berici per una produzione annuale di circa 600.000 bottiglie il 60% delle quali destinate ai mercati esteri.
L’azienda, sempre rimasta a livello famigliare (anche se ormai si tratta di una famiglia allargata), attualmente è gestita dai cugini Giovanni, Luigi, Giancarlo e Francesco, nipoti del fondatore e dai rispettivi figli, ovvero la quarta generazione, composta da Elisa, Stefano, Mattia e Andrea, cugini di secondo grado che si sono suddivisi i compiti.

Tenuta di Selva:
1 Garganega
2 Durella
I vitigni coltivati sono Garganega e Durella (35 ettari nella tenuta di Selva, Cabernet, Merlot, Tocai rosso e Syrah (altri 35 ettari nella Tenuta Cicogna), ed altri 60 ettari suddivisi tra Chardonnay, Pinot grigio, Riesling ed il vitigno PIWI Solaris.
I numerosi vini prodotti -sono oltre venti le etichette- sono suddivisi in sei linee, Cicogna, Selezioni, Classici, Spumanti, Frizzanti e Passiti.
Qualche anno fa, in occasione di un press tour nel Colli Berici, avevamo fatto tappa alla Tenuta Cicogna ed avevamo assaggiato i loro vini rossi (vedi), questa volta invece abbiamo visitato la “casa madre” dei Cavazza, ovvero la Tenuta di Selva di Montebello Vicentino accolti dai cugini Elisa e Mattia, la prima è la responsabile del mercato estero, mentre il secondo si occupa dell’area enologica.

Barricaia
Gli altri due procugini s’occupano rispettivamente del mercato italiano (Stefano) e dell’amministrazione dell’azienda (Andrea).
Durante la visita abbiamo potuto effettuare un’interessante degustazione verticale del Gambellara Doc Classico “Creari” presentato in tre diverse annate, dalla più recente, ovvero la 2020, passando per la 2012 ed infine la 2009.
Il primo vino assaggiato è stato però il Gambellara Doc Classico “Bocara” 2022
Appartenente alla linea Selezioni è frutto di uva Garganega in purezza, proveniente dal Bocara, il primo vigneto della famiglia Cavazza, situato a 150 metri d’altitudine sulla collina di Selva di Montebello, allevato a Pergoletta veronese con densità di 2.400 ceppi/ettaro ed esposizione Sud-Ovest ha un’estensione di otto ettari, il suolo, di natura vulcanica, è costituito da tufo e basalto, l’età media delle viti è di 40 anni.
La vendemmia s’effettua nella seconda metà del mese di settembre, vinificazione ed affinamento si svolgono in vasche d’acciaio dove il vino sosta per tre mesi sulle fecce fini.
Color paglierino luminoso di buona intensità.
Bel naso, di buona intensità, fresco e pulito, note fruttate (pesca bianca) e floreali, erbe aromatiche.
Sapido, morbido e di buona struttura, bel frutto, pesca e pera matura, buona vena acida, erbe aromatiche, lunga la sua persistenza.
Un bel vino, anche se non molto complesso, caratterizzato inoltre da un favorevolissimo rapporto tra qualità e prezzo (viene venduto in cantina a 6 euro).

Verticale di Creari
La verticale del Gambellara Doc Classico “Creari”
Il vino prende il nome dall’omonima collina, una delle sei sottozone riconosciute della Doc Gambellara (vedi).
Si tratta dell’unica sottozona dove il suolo è prevalentemente calcareo, anche se ci sono componenti vulcaniche di tufo e basalto, il vigneto, di due ettari d’estensione, è allevato a pergoletta veronese con densità di 3.800 ceppi/ha, ha 30 anni d’età e si trova a 240 metri d’altitudine con esposizione Sud-Ovest.
La vendemmia s’effettua tardivamente, nella seconda metà del mese d’ottobre, la fermentazione si svolge in vasche d’acciaio dove il vino sosta sulle fecce fini, con periodici batonnages, per circa sei mesi, segue quindi l’affinamento in bottiglia (la commercializzazione avviene a 18 mesi dalla vendemmia).
Anche questo vino appartiene alla linea Selezioni.
– 2020 – Color giallo-oro di buona intensità.
Neso di buona intensità e buona complessità, sentori di frutta tropicale, pesca gialla, leggerissime note d’idrocarburi.
Dotato di buona struttura, frutta gialla matura, presenta leggeri sentori vanigliati ed accenni piccanti, molto lunga la sua persistenza.
Un vino molto interessante, con la parte olfattiva che al momento prevale su quella gustativa.
– 2012 – Ad oltre dieci anni dalla vendemmia troviamo un vino dal color giallo-oro, tendente all’oro antico.
Buona la sua intensità olfattiva, frutta tropicale, accenni tostati e vanigliati.
Strutturato, sapido, vanigliato-nocciolato, leggeri accenni piccanti, buona la vena acida.

I Picai
– 2009 – Il colore si fa ancora più intenso, con tonalità oro antico che vira verso l’ambrato.
Intenso al naso dove si colgono sentori che rimandano alla frutta secca.
Strutturato, ancora fresco a quattordici anni dalla vendemmia, note tropicali, bella vena acida, accenni di legno, lunga la persistenza.
Un vino decisamente interessante.
Si è quindi proseguito con il Recioto di Gambellara Doc Classico “Capitel Santa Libera” 2000 proveniente da una Magnum
Il nome del vino è un omaggio al capitello votivo che si trova in cantina, le uve provengono da vigneti di 40 anni d’età situati tra i 120 ed i 220 metri d’altitudine su suoli vulcanici-calcarei, il sistema d’allevamento è a pergoletta veronese e l’esposizione è Sud, Sud-Ovest.
La vendemmia s’effettua a metà settembre selezionando i grappoli più adatti, l’uva viene quindi messa ad appassire utilizzando il tradizionale sistema dei Picai (appesa al soffitto tramite cordicelle) sino ad inizio febbraio.
Viene quindi torchiata utilizzando un torchio di fine Ottocento, la fermentazione e l’affinamento avvengono in barriques dove il vino rimane per un anno prima d’essere imbottigliato, segue quindi un ulteriore periodo di sosta in bottiglia.
Color ambra, intenso e luminoso.
Intenso al naso, ampio ed elegante, fichi secchi, datteri, uvetta passa.
Strutturato, morbido, dolce non dolce, tamarindo, caramella all’orzo, leggermente piccante, chiude con sentori di caffè liofilizzato, lunga la sua persistenza.
Bel vino, molto interessante, anche se al naso prometteva ancor di più.
Ed in conclusione abbiamo potuto apprezzare il Gambellara Vin Santo “Capitel Santa Libera” 2003
Il nome del vino deriva dall’area collinare chiamata appunto Selva, i vigneti sono situati su suolo vulcanico e calcareo tra i 180 ed i 230 metri d’altitudine, esposti a Sud, Sud-Ovest, hanno 40 anni d’età e sono allevati a pergoletta veronese.
Le uve vengono, raccolte a metà settembre, vengono messe ad appassire tramite il sistema dei Picai sino alla settimana Santa di Pasqua, dopo essere state torchiate fermentano e maturano per quattro anni in botticelle di rovere da 228 litri, dopo l’imbottigliamento il vino s’affina ulteriormente in bottiglia prima della commercializzazione.
Color tra il topazio ed il tonaca di monaco.
Intenso al naso, frutta secca, noci brasiliane, accenni tostati.
Pastoso, quasi viscoso alla bocca, sentori di caramello e caffè, lunga la sua persistenza. Notevole.
Solamente 500 le bottiglie prodotte.
Lorenzo Colombo