Andriano e Terlano: due grandi realtà altoatesine
Lunedì 4 maggio in collegamento con Rudy Kofler e Klaus Gasser, rispettivamente enologo e direttore delle Cantine di Terlano e di Andriano, unite tramite una fusione, abbiamo avuto la possibilità di degustare alcuni dei più importanti vini prodotti dalle due realtà altoatesine.
Fondata nel 1893 la Cantina di Andriano vanta il primato della più antica cantina sociale dell’Alto Adige, nello stesso anno fu fondata anche la Cantina di Terlano.
Il 1° settembre 2008 è avvenuta la fusione tra le due cantine che ora nel loro insieme possono contare su 270 ettari di vigneti e su un numero simile di soci conferitori.
La produzione è stata trasferita in toto presso la Cantina di Terlano ma, ciascuna delle due realtà continua ad avere una propria linea di prodotti anche se per entrambe le realtà la parte enologica sarà curata da Rudy Kofler, enologo della Cantina di Terlano.
I vigneti delle due realtà, seppur piuttosto vicine tra loro, sono situati su suoli di diversa natura, questo fa sì che ci siano notevoli differenze nei rispettivi vini prodotti.
I vigneti della Cantina di Terlano si trovano in genere su suoli di natura vulcanica, composti in prevalenza da porfidi-quarziferi e sono esposti a sud-ovest, quelli di Andriano invece guardano ad est ed i suoli, composti da argilla-calcarea e dolomia sono in genere più fertili dotati di sostanza organica con buon apporto d’azoto.
La Cantina di Andriano può contare su un settantina d’ettari di vigneti appartenenti ad un centinaio di soci, per una produzione annuale di 450.000 bottiglie, mentre i soci della Cantina di Terlano gestiscono 190 ettari a vigneto per una produzione di 1.500.000 bottiglie /anno.
I vini degustati:
Rudy Kofler ritiene che i vitigni che s’esprimono al massimo delle loro potenzialità nella zona di Andriano siano lo Chardonnay ed il Sauvignon blanc e di conseguenza ha puntato su queste uve, entrambi i vini assaggiati fanno parte della linea Le Selezioni che comprende oltre a questi tre vini rossi ed un passito.
– Alto Adige Doc Sauvignon Blanc Andrius 2019
I vigneti sono collocati tra i 300 ed i 380 metri d’altitudine su terreni argillosi composti da rocce calcaree con stratificazioni di roccia dolomitica, l’età delle vigne è di circa 25 anni e la resa è di 40 ettolitri/ettaro.
Vinificato in acciaio matura sui propri lieviti per sei mesi, parte in acciaio (70%) e parte in botti di legno di grandi dimensioni.
Il colore è paglierino luminoso.
Il naso è tipico del vitigno senza però quell’irruenza che a volte gli fa perdere in finezza, le note variano dal vegetale, foglie di fico e di pomodoro, salvia, al fruttato, pompelmo rosa, mango, papaia, melone.
Anche alla bocca il vitigno è immediatamente riconoscibile, fresco, verticale, minerale, con sentori di pompelmo, melone bianco e salvia, lunga la sua persistenza.
Più volte abbiamo evidenziato che i vini prodotti da Sauvignon blanc non sono al vertice delle nostre preferenze, non gradiamo molto la loro irruenza che nei casi meno nobili sfocia in grossolanità, per fortuna ci sono sempre le eccezioni che confermano le regole, e questo vino è certamente una di queste (piacevoli) eccezioni.
– Alto Adige Doc Chardonnay Riserva Doran 2018
Un poco più alti rispetto al precedente vino i vigneti per la produzione di questa Riserva, si trovano infatti tra i 350 ed i 500 metri d’altitudine su suoli della stessa natura e composizione, la resa è di 40 ettolitri/ettaro.
La fermentazione -malolattica compresa- e la maturazione si svolgono in tonneaux dove il vino sosta per 12 mesi, dopo l’assemblaggio seguono ulteriori tre mesi di affinamento in vasche d’acciaio.
Il colore è giallo-oro, luminoso con riflessi oro-verde.
Elegante al naso, con sentori di frutto tropicale, ananas, pesca gialla, agrumi, noce di cocco, legno dolce ed accenni vanigliati.
Dotato di buona struttura, fresco e succoso, sapido, vi ritroviamo il frutto giallo e le note tropicali uniti a leggeri accenni piccanti di zenzero e ad una speziatura delicata, lunga la sua persistenza.
Un’ottima interpretazione di chardonnay vinificato in legno, vino comunque ancora giovane che necessita, secondo noi, di ulteriore periodo di sosta in bottiglia per digerire completamente le note date dal legno.
Lo scorso anno, nel mese di giugno, avevamo degustato il Terlaner I (Primo) Grande Cuvée dell’annata 2017, qui potete quindi trovare la descrizione del vino e le nostre opinioni su di esso, vino che avevamo assaggiato anche in altre occasioni (vedi) rimanendone sempre colpiti, oggi invece ci accingiamo ad assaggiare la nuova annata.
– Alto Adige Doc Terlaner I (Primo) Grande Cuvée 2018
Prodotto per la prima volta con l’annata 2011 il vino è frutto di un blend di Pinot bianco (65%), Chardonnay (32%) e Sauvignon blanc (3%) provenienti da 5/6 diversi vigneti con età tra i 50 ed i 60 anni, quelli del Pinot bianco sono collocati tra i 550 ed i 600 metri d’altitudine, quelli dello Chardonnay a 350 metri slm e quelli del Sauvignon a 330 metri slm, tutti sono esposti a Sud, Sud-Ovest.
La maggior parte dei suoli, di natura vulcanica, sono composti da porfidi quarziferi, non mancano però suoli argillosi e sabbiosi.
La fermentazione si svolge in botti di rovere da 12 ettolitri, mentre fermentazione malolattica ed affinamento in botti di grandi dimensioni dove il vino sosta sui lieviti per un anno.
L’assemblaggio è stato effettuato nel maggio del 2020 e l’imbottigliamento il 19 agosto dello stesso anno.
Color paglierino-dorato scarico, luminoso, tendente al verdolino.
Minerale, verticale, elegante al naso, vi si colgono note floreali di fiori d’acacia, frutta gialla, albicocca, pesca, ananas, arancia matura ed erbe officinali.
Fresco e sapido, con sentori fruttati di pesca, leggere note piccanti di spezie, erbe aromatiche ed accenni sulfurei, lunga la sua persistenza.
Rarity
Come dice il nome l’etichetta Rarity rappresenta la massima espressione di quanto può dare un vino bianco invecchiato, basti pensare che prima d’essere immessi sul mercato questi vini si debbono affinare per almeno undici anni.
Nella cantina di Terlano si trovano 18 cisterne d’acciaio in cui riposano diversi vini, uno dei quali risale al 1979, ogni anno Rudi Kofler selezionando da queste vasche produce ed imbottiglia questo particolare e raro vino, si tratta infatti di una tiratura limitata a 3.300 bottiglie, che tra l’altro non tutti gli anni viene prodotto.
Infatti, dal 1979, anno della sua prima uscita, il Rarity è stato prodotto 24 volte in tutto, 12 volte come Chardonnay, 9 volte come Pinot bianco, 2 volte come Terlaner ed un’unica volta come Sauvignon.
Nel 1991 è stato commercializzato sia come Terlaner che come Chardonnay e nel 1992 sia come Chardonnay che come Sauvignon.
Dopo quattro anni di seguito (2004, 2005, 2006 e 2007) dove il Rarity è stato prodotto con Pinot bianco, nel 2008 si è tornati al Terlaner, ovvero ad un blend di uve, dove comunque il Pinot bianco è l’attore principale, l’ultima -ed unica- volta in cui il Terlaner si era fregiato di questa prestigiosa etichetta è stato il 1991.
– Alto Adige Doc Terlaner Rarity 2008
60% Pinot bianco, 30% Chardonnay e 10% Sauvignon blanc provenienti da vigneti situati tra i 550 ed i 600 metri d’altitudine con esposizione Sud-Ovest e con resa di 40 Hl/ettaro.
Fermentazione in vasche d’acciaio, malolattica ed affinamento in botti da 30 ettolitri dove il vino sosta sui lieviti per dodici mesi, segue quindi un affinamento per undici anni, sempre sui lieviti, in vasche d’acciaio.
Questo particolare metodo d’affinamento è noto anche come “metodo Stocker”, in onore dello storico enologo Sebastian Stocker scomparso qualche anno fa.
Giallo-dorato scarico, luminoso.
Elegante ed ampio al naso, note floreali, sentori fruttati di pera, buccia di mela, pesca sciroppata, canditi.
Di buona struttura, complesso, verticale, sentori di salvia, mele, noci e mandorle, accenni di miele e canditi, leggere note piccanti, lunga la sua persistenza.
Un vino dalla freschezza impressionate, soprattutto se rapportata alla sua età.
Lorenzo Colombo
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