Buglioni
Vini, ristorazione, ospitalità in Valpolicella
La degustazione di un vino mentre si cena non è un atto molto professionale, ma vi assicuriamo che è assai più piacevole di un mero assaggio tecnico.
Innanzitutto perché il vino in questo caso si “beve” e non si sputa, in secondo luogo perché si capisce se in effetti questo prodotto svolge appieno il suo compito, che, perlomeno per noi popoli mediterranei, è quello di accompagnare il cibo.
Questa premessa serve ad inquadrare la particolare degustazione alla quale abbiamo avuto il piacere di partecipare in compagnia di tre colleghi/amici e di Mariano Buglioni, titolare dell’azienda, sabato 3 febbraio.
Dal tessile al vino, questo il percorso di Mariano, che, quando il padre lo pone di fronte ad una scelta, non esita a scegliere quest’ultimo.
I vini degustati (scusate: bevuti) sono dell’Azienda Buglioni, come pure il locale dove abbiamo cenato ed il luogo dove abbiamo pernottato.
Siamo in Valpolicella, a San Pietro in Cariano, presso la Locanda del Bugiardo, dove numerosi vini hanno accompagnato la piacevolissima cena, ad iniziare dal “Molì” 2016, un rifermentato in bottiglia (Metodo Ancestrale) prodotto con uve molinara vinificate in bianco.
Color paglia velato nel bicchiere, come s’addice a questa tipologia, discretamente intenso al naso dove prevalgono sentori di lieviti e di mela; fresco alla bocca, con un bel frutto (nitida la mela) e dalla piacevolissima beva. Questo primo vino ha degnamente accompagnato un’eccellente zuppa di cannellini e gamberi.
Si prosegue con “Il Valpo” 2016, uno tra i migliori Valpolicella Classico mai bevuti.
60% Corvina, 25% Corvinone, 10% Rondinella, 5% Croatina la sua composizione.
Colore granato luminoso, con naso nitido ed intenso, fresco e sapido alla bocca, succoso, con un bel frutto ed una lunga persistenza. Anche in caso un vino da bersi in scioltezza senza porsi troppe elucubrazioni mentali.
A seguire “L’(Im)perfetto” 2014, sempre un Valpolicella Classico, della tipologia Superiore, leggermente diversa la percentuale dei vitigni utilizzati, che rimangono gli stessi del precedente vino: 50% Corvina, 20% Corvinone, 25% Rondinella, 5% Croatina.
Rispetto al precedente troviamo maggior intensità di colore, più struttura e sapidità, bella la trama tannica e un frutto rosso speziato.
Ed eccoci a “Il Bugiardo”, un Valpolicella Classico Superiore Ripasso, sempre dell’annata 2014.
Questa la sua composizione: 60% Corvina, 20% Corvinone, 10% Rondinella, 5% Croatina, 5% Oseleta.
granato intenso e profondo il colore, bel naso, con frutto maturo (anche surmaturo) in evidenza, ciliegia in primis. Succoso e pulito il frutto alla bocca.
Sempre de “Il Bugiardo” assaggiamo (continuo a scrivere “assaggiamo” ma in realtà beviamo) l’annata 2011 che presenta al naso note balsamiche e sentori di castagna, mentre alla bocca lo troviamo fresco, strutturato, ma con tannini leggermente asciuganti, lunga la sua persistenza.
Passiamo agli Amarone, mentre i piatti si susseguono e contemporaneamente i nostri appunti diminuiscono.
“Il Lussurioso” Amarone della Valpolicella 2013 ci colpisce per il suo notevole frutto.
Più giocato su freschezza, note mentolate ed eleganza l’Amarone Riserva “Il Lussurioso” 2010, vino non ancora in commercio; mentre nell’annata 2011 dell’Amarone “Il Lussurioso” ritroviamo i sentori di castagna percepiti in precedenza nel Ripasso.
Per tutti gli Amarone la composizione è la seguente: 60% Corvina, 15% Corvinone, 10% Rondinella, 10% Oseleta, 5% Croatina.
Si chiude infine con il Recioto della Valpolicella Classico “Il Narcisista”, dove un mix di frutta dolce (ciliegia) si fonde con una vena acida che dona freschezza e bevibilità.
Curiosi come potete notare i nomi dei vini degustati, tutti ovviamente hanno un perché, ad iniziare da “Il Bugiardo” nome conferito al Ripasso dopo che un sommelier assaggiandolo alla cieca l’aveva scambiato per un Amarone, definendolo quindi un vino “bugiardo” . Lo stesso nome è poi stato utilizzato per la Locanda del Bugiardo, il ristorante di campagna dove abbiamo degustato i vini e cenato, come pure per il Relais “Dimora del Bugiardo”, dove abbiamo alloggiato, e per le tre “Osteria del Bugiardo”, situate rispettivamente in centro Verona, a Villafranca ed a Negrar.
Per una valutazione più tecnica occorrerebbe riassaggiare i vini in un contesto diverso, salvo poi riaccompagnarli al cibo. Ci auguriamo che ciò sia possibile.
Lorenzo Colombo
pubblicato in origine su www.vinealia.org