Gaillac Aoc Réserve 2015 – Domaine de Bosc-Long
Quella di Gaillac è una tra le più antiche regioni viticole francesi, si trova nel sud-ovest della Francia, nel dipartimento del Tarn, qui i romani vi impiantarono vigne già nel I secolo d.C.
La superficie vitata della regione di Gaillac è di 6.800 ettari dei quali 3.150 rientrano nell’Aoc, i vigneti sono situati nel territorio di 73 comuni situati attorno alla città di Gaillac e la produzione annuale è di circa 38 milioni di bottiglie di vino, 23 milioni delle quali di vino rosso.
L’Aoc Gaillac è stata riconosciuta sin dal 1938, esclusivamente per quanto riguarda i vini bianchi, mentre solamente nel 1970 l’Appellation è stata conferita anche a quelli rossi e rosé.
Quindi attualmente si possono fregiare di questa AOC i vini bianchi, rossi, rosé e spumanti (quest’ultimi unicamente bianchi), alcune tipologie di vini possono anche esibire alcune menzioni: Primeur, Mèthode Ancestrale, Doux e Vengages tardives.
La vastità del territorio fa sì che i vigneti si trovino su suoli assai diversi tra loro, posizionati come sono sia su pendii, sia sulle prime coste delle colline come pure in pianura dando origine a diverse tipologie di vini, spesso assai differenti tra loro.
L’area è suddivisa nei versanti inferiori con suoli limoso-calcarei, i rilievi maggiori dell’altopiano di Cordes su suoli molto calcarei della sponda destra, e le zone ghiaiose-sabbiose della riva sinistra del Tarn.
Gaillac ha un microclima particolare che non è né mediterraneo né atlantico, ma più continentale, le estati sono calde e secche, con piogge che cadono principalmente tra settembre e aprile, altra particolarità climatica è data dall’Autan, il caldo vento di levante che si alza in autunno.
Il vino rosso è composto da quattro vitigni principali: Duras, Fer, Gamay e Syrah che nel loro insieme debbono essere presenti per almeno il 70%, vitigni complementari sono Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Gamay.
Il rosato viene prodotto con gli stessi vitigni.
Anche il vino bianco è composto da quattro vitigni principali: Len de l’El, Mauzac, Mauzac Rosé e Muscadelle, mentre Ondenc e Sauvignon Blanc sono quelli complementari.
I vini bianchi naturalmente dolci sono commercializzati con la denominazione Gaillac Doux (le denominazioni Gaillac Liquoreux e Gaillac Moelleux, precedentemente utilizzate per questo, non sono più consentite), questi devono avere almeno 70 g/l di zucchero residuo.
Sotto la denominazione Gaillac Prèmieres Côtes, vengono prodotti principalmente vini bianchi secchi ma anche dolci provenienti da vigneti posti su pendii calcarei designati di 11 comuni.
L’ex Gaillac Sec Perlé per vini leggermente frizzanti è stato abolito.
Per i vini spumanti sono state create alcune denominazioni secondo il metodo di produzione (vedi anche Méthode rurale).
Una specialità sono i vini leggermente frizzanti in bianco e rosato prodotti con la denominazione Gaillac Mousseux Méthode Gaillacoise che subiscono una sola fermentazione.
Esiste anche la versione dolce Gaillac Mousseux Méthode Gaillacoise Doux con almeno 45 g/l di zucchero residuo.
Con la denominazione Gaillac Mousseux Méthode Deuxième Fermentation, i vini spumanti in bianco e rosato vengono prodotti secondo il metodo champenoise.
Un’altra specialità è il “Vin de Voile” (voile = velo), prodotto alla maniera di un Vin Jaune, il suo nome deriva dal sottile strato di lievito nel vino.
Il Domaine de Bosc Long
Fondata nel 1855 il Domaine è dal 1970 di proprietà tedesca, dispone di 50 ettari a vigneto nel comune di Cahuzac-sur-Vère, una decina di chilometri a nord di Gaillac, la cittadina che dà nome all’Aoc.
Vi si coltivano sia vitigni internazionali come Cabernet sauvignon, Merlot, Syrah, Chardonnay e Sauvignon blanc, come pure uve regionali come Muscadelle e Mauzac, ed altri spesso poco o per nulla conosciuti: Braucol, Duras, Prunelard, Loin-de-l’oeil.
I vitigni a bacca rossa sono coltivati su terreni argillosi e marnosi calcarei.
Il vino in degustazione
Qui si pone un dilemma, il sito aziendale riporta testualmente: Cuvée di Braucol, Cabernet sauvignon e Merlot che s’affina in barriques per 15 mesi, a fianco di questa descrizione è riportata la foto della bottiglia (annata 2015) e alla destra d’essa troviamo 51% Merlot, 12% Cabernet sauvignon, 37% Syrah (vedi sottostante slide).
Mentre sul retro etichetta della bottiglia da noi assaggiata troviamo: frutto di un blend tra Syrah, Merlot e Cabernet sauvignon che matura in “fûts de chêne” per 18 mesi.
Diciamo che c’è un poco di confusione e che le cose cambiano completamente, anche perché l’attuale disciplinare di produzione recita: “I vini rossi e rosati sono ottenuti dai seguenti vitigni:
– vitigni principali : duras, fer, syrah, prunelard;
– vitigni accessori: cabernet franc, cabernet-sauvignon, gamay, merlot.
La percentuale di tutti i vitigni principali deve essere maggiore o uguale al 70% e almeno due di questi vitigni debbono essere presenti.
E poi prosegue:
La percentuale dei vitigni Duras, Fer e Prunelard, presi insieme o separatamente, deve essere maggiore o uguale al 40% del totale.
C’è però da dire che il disciplinare di produzione è stati rivisto più volte, nel novembre 2011, nel febbraio 2015 e ancora una volta nel dicembre 2019 e che questo vino è stato prodotto prima di quest’ultima revisione.
E’ quindi più probabile che la corretta composizione del vino sia quella riportata -in una parte- del sito aziendale.
Data per scontata la versione del sito aziendale è opportuno spendere qualche parola sul Brancol, vitigno comunque non presente nel vino oggetto della nostra degustazione e che riteniamo conosciuto unicamente da pochi appassionati non essendo molto diffuso, anche se è quello maggiormente presente nel territorio del Gaillac.
Secondo l’ultima edizione del Which Winegrape Varieties are Grown Where? che prende in considerazione i dati relativi al 2016, nel mondo ce n’erano 1.686 ettari, 1.502 dei quali in Francia, quasi tutti nella regione dei Midi Pirénées (1.448 ha).
Questi dati più o meno corrispondono a quanto riportato dal sito Pl@nt Grape – Catalogue des vignes cultivées en France (Vedi slide).
Il vitigno pare sia originario dei Paesi Baschi, importato da pellegrini di ritorno da San Giacomo di Compostela, il suo nome ufficiale parrebbe essere Fer, anche se i sinonimi utilizzati sono numerosi: Braucol, Mansois, Pinenc, Fer servadou e numerosi altri.
Curioso il termine Fer servadou che significa il “vitigno che si conserva”.
Dopo tutto questo lungo preambolo andiamo finalmente ad assaggiare questo vino.
Il suo colore è granato di discreta intensità con unghia che vira sull’aranciato.
Buona la sua intensità olfattiva, abbastanza ampio, le su note spaziano dal cuoio al sottobosco, dalla pruna secca alle radici sino ai sentori vanigliati.
Discreta la sua struttura, asciutto, con un tannino un poco polveroso, sentori di radice di liquirizia, accenni di caffè, note affumicate, media la sua persistenza.
Un vino che al naso prometteva di più.
Lorenzo Colombo