Garantito IGP: La magia di Andriano e del suo Pinot Nero Riserva “Anrar”
Andriano è uno dei comuni più piccoli dell’Alto Adige e grazie al suo clima mediterraneo è meta ambita di escursionisti e ciclisti che, già a partire dalla primavera, vogliono godersi le loro vacanze immersi in una natura caratterizzata da aria purissima, meleti e antichi vigneti.
Infatti, questo piccolo borgo, a metà strada tra Bolzano e Merano, è anche una importante e storica terra da vino tanto che i viticoltori locali nel 1893 fondarono qui la cantina sociale più antica del Tirolo meridionale.
Fin dall’inizio questa piccola cooperativa sociale si distinse per la sua straordinaria intraprendenza tanto che, negli anni tra il 1896 e il 1908, la Cantina di Andriano prese parte con successo a numerose mostre e rassegne a livello internazionale fra cui le esposizioni mondiali di Roma e Vienna. In tutte, i vini di Andriano valsero all’Alto Adige premi e riconoscimenti. Questo percorso di qualità, mai abbondonato, ha avuto una ulteriore svolta positiva nel 2008 quando, con una decisione storica, la cooperativa strinse un’alleanza strategica con Cantina Terlano che si è impegnata a garantire a tutti i soci conferitori, ad oggi 60, una maggiore stabilità tecnica ed economica grazie alla quale si coltivano circa 80 ettari con la maggiore qualità produttiva possibile.
Dal punto di vista pedoclimatico è importante sapere che il villaggio di Andriano è situato a 285 metri s.l.m. sul versante occidentale dell’Adige, ai piedi del massiccio del Macaion, che gioca un ruolo fondamentale nel proteggere le viti dal freddo del nord mentre, verso Sud-Est, l’ampia apertura della valle garantisce a tutti gli appezzamenti un’esposizione solare dall’alba fino alle prime ore del pomeriggio quando poi il sole cala dietro alla montagna.
Queste caratteristiche climatiche, unite ai terreni di origine calcarea, rendono il terroir di Andriano molto tipicizzante richiedendo, al tempo stesso, molta attenzione ed esperienza nella scelta dei vitigni e dei cloni più adatti, soprattutto quando si realizzano impianti nuovi, grazie ai quali oggi le tecniche di coltivazione sono sempre più sostenibili e naturali ed in grado di permettere rese sempre più basse (basti pensare che nel totale di tutti i vitigni la resa media è di 49 hl/ha).
“Il principio ispiratore del lavoro continua a essere quello di credere nel territorio di Andriano e nel potenziale delle sue vigne. L’obiettivo condiviso è, quindi, rendere riconoscibile nel calice la provenienza e la peculiarità degli splendidi vini che scaturiscono da questi appezzamenti”.
(Rudi Kofler, enologo di Cantina Andriano)
I vini di Andriano vengono suddivisi, a seconda della provenienza, della varietà di uva e dei metodi di lavorazione, in due linee: la linea “Le Selezioni” e la linea “I Classici” con protagonisti sia vitigni bianchi, Chardonnay e Sauvignon, che vitigni rossi come Merlot, Pinot Nero e Lagrein.
Anrar, il Pinot Nero Riserva che ho deciso di raccontarvi oggi, è un punto fermo fra le Selezioni della Cantina di Andriano ed è sicuramente tra i miei vini rossi altoatesini preferiti. Cresce su terreni calcarei in uno degli appezzamenti di Pinot Nero più ambiti dell’Alto Adige, a circa 470 metri di quota a Pinzon, nel comune di Egna. Le uve utilizzate provengono da un unico vigneto con esposizione verso Sud-Sudovest, in quella che in tutto l’Alto Adige si considera la culla nobile del Pinot Nero. Il vigneto è gestito da un socio conferitore storico, sicché il Pinot è vinificato con denominazione di vigna e in quantità limitata (da 4.000 a 5.000 bottiglie). Grazie all’elevata densità d’impianto (8.000 ceppi per ettaro), la resa per ceppo è molto bassa per natura. La vendemmia si esegue esattamente nel momento della maturazione organolettica ottimale, ma senza mai oltrepassare questa soglia, in modo da conservare le caratteristiche più tipiche del Pinot. Un terzo delle uve viene poi lavorato a grappolo intero, diraspando invece gli altri due terzi. L’affinamento si svolge in barrique.
Recentemente ho avuto la fortuna di degustare due millesimi di Anrar, la 2019, ovvero l’ultima in commercio, e la 2016.
La prima annata, sulla base dei racconti di Rudi Kofler, enologo della cantina, è stata varia e complessa, con una alternanza di condizioni atmosferiche abbastanza estreme sia in termini di temperatura che di piogge che, soprattutto in estate, hanno creato anche danni ingenti causa grandinate violente. Nonostante tutto la vendemmia, cominciata in ritardo rispetto alle ultime annate, ha avuto tempo ottimale al fine di garantire all’uva comunque una buona maturazione.
Ciò che di questo vino mi incanta, soprattutto in annate non troppo calde come questa, è sicuramente la sua finezza perché Anrar è un pinot nero assolutamente filiforme ed essenziale dove i tratti di essenza di rosa antica, ribes e spezie rosse impreziosiscono il gusto del vino che sa essere leggero e raffinato e di grande precisione armonica. Curiosità: quest’anno Anrar 2019 è stato giudicato da una giuria internazionale, al 24° concorso nazionale del Pinot Nero, Miglior Pinot Nero d’Italia 2022.
Anrar 2016, invece, è figlio di una annata molto complicata in Alto Adige caratterizzata da gelate primaverili, temperature medie abbastanza basse e piogge che si sono protratte, fortunatamente, non oltre la metà di agosto quando è giunta la svolta meteorologica che ha salvato la vendemmia caratterizzata da giornate calde e asciutte.
Rispetto all’annata vista in precedenza, questo Pinot Nero Riserva ha una impronta più speziata seguita da frutti di bosco leggermente macerati, pot-pourri, muschio e cenni di grafite. Al sorso è più carnoso della 2019, ma rimane comunque fresco, compatto e di soave leggiadria sviluppando nel finale una eco lunga e di grande charme.
Andrea Petrini