Giannitessari: tre vini, tre vitigni, tre territori
Avevamo scritto i merito a quest’azienda tre anni fa, in occasione dell’assaggio di alcuni dei loro vini prodotti nei tre diversi territori dove si trovano i vigneti, (vedi) non ci dilunghiamo quindi a ripetere quanto già pubblicato ma ci limitiamo ad integrare quanto già scritto alla luce della chiacchierata fatta in videoconferenza con Gianni e la figlia Valeria nei giorni scorsi relativamente ai vini in degustazione.
Ovviamente poi andremo a recensire altri tre vini, sempre provenienti dai suddetti territori, questa volta si tratta di vini prodotti esclusivamente da vitigni autoctoni.
I vini
– Lessini Durello Metodo Classico Extra Brut Millasimato 2013 “60 Mesi”
(La 2013 è la prima annata dove Gianni è intervenuto nel vino a partire dalla vendemmia)
Le uve, Durella in purezza, provengono da Roncà, in Val d’Alpone, da vigneti allevati a Guyot con densità di 7.000 ceppi/ettaro, la resa è di 80 ettolitri/ha.
Il vino base, sottoposto a fermentazione malolattica, viene posto in bottiglie per la seconda fermentazione e qui rimane per almeno sessanta mesi.
Sono 15.000 le bottiglie prodotte, più mille magnum.
Vediamo anzitutto cosa è cambiato rispetto alle produzioni di qualche anno addietro, quando praticamente le varie basi spumante erano già state preparate –anche se ancora non era stata effettuata la cuvée- dalla precedente gestione Marcato.
Ricordiamo a tal proposito che Gianni entra nel territorio dei Monti Lessini nel 2013 con l’acquisto dell’azienda Marcato.
innanzitutto vengono eliminati dalla cuvée i vitigni complementari, Pinot nero e Chardonnay, che in precedenza entravano a farne parte unitamente alla Durella; quindi utilizzo di quest’ultimo vitigno in purezza.
L’idea è quella di cambiare lo stile dei vini, rendendoli più freschi, verticali, e meno pesanti, maturi ed opulenti.
Basta confrontare questa recensione con quella fatta tre anni addietro, dove l’annata in gioco era la 2008, ora non si trovano più le note tostate, i frutti gialli maturi ed i sentori mielosi.
Nel 2013 sé stato messo a dimora un nuovo vigneto di Durella a 550 metri d’altitudine, allevato a pergola (i vecchi impianti sono tutti a Guyot), le prima vendemmia è stata effettuata nel 2016 e tra qualche anno potremo verificarne l’impatto sui vini. La pergola dovrebbe dare vantaggi soprattutto in annate calde, sempre più frequenti, mantenendo i grappoli più freschi, essendo meno esposti al calore del sole.
Il colore del vino è giallo dorato, molto bella l’effervescenza, formata da bollicine sottilissime.
Intenso e pulito al naso dove si coglie crosta di pane, brioche, note di pasticceria, di mela e d’agrumi.
Fresco e deciso il primo impatto alla bocca, il vino è decisamente sapido, quasi salino, verticale ed al contempo succoso, emerge un bel frutto bianco unito a note citrine d’agrumi, lunga la sua persistenza.
– Soave Classico DOC Pigno “Perinato” 2018
Iniziamo dal nome del vino “Perinato” che era il cognome di Bernardo, capostipite della famiglia, nato nel XVII secolo. Tessari diverrà il cognome ufficiale solamente nel 1696, quando nasce il nipote di Bernardo, Stefano Tessari detto Perinato.
Prodotto con uve garganega in purezza, provenienti dal vigneto Pigno di Soave, uno dei 33 Cru recentemente riconosciuti (il termine esatto sarebbe in realtà il bruttissimo UGA, ovvero Unità Geografica Aggiuntiva) ed una delle 23 riconosciute già dalla vendemmia 2019.
Messo a dimora nel 1990 è situato a 120 metri d’altitudine su suoli a matrice basaltica di natura vulcanica.
Dopo tre ore di macerazione sulle bucce il mosto fermenta in tini di rovere da 20 ettolitri, negli stessi contenitori il vino s’affinerà per 8 – 10 mesi.
8.000 le bottiglie prodotte.
Il colore è un bel giallo dorato luminoso.
Intenso al naso, immediati i sentori di frutta tropicale (papaia) e di pesca gialla matura, accenni di legno dolce e di vaniglia, sbuffi sulfureo-vulcanici che rimandano alla pietra focaia.
Strutturato e succoso, vi ritroviamo i frutti gialli maturi uniti a sentori di frutta secca (noci) e di caffè liofilizzato, tornano infine le note sulfuree-vulcaniche sul lungo fin di bocca.
– Colli Berici DOC Tai Rosso 2018
I vigneti, situati a Sarengo, sono allevati a Guyot con densità di 7.700 ceppi/ettaro, per una resa di 80 ettolitri/ha.
La fermentazione alcolica si svolge in acciaio, mentre l’affinamento in botti di rovere da 40 ettolitri per dodici mesi.
Sono 8.000 le bottiglie prodotte.
Color rosso rubino luminoso di discreta intensità, con riflessi granati.
Di buona intensità olfattiva presenta un frutto rosso (prugne selvatiche), accenni di radici e di rabarbaro e leggere note vanigliate e pepate, si colgono inoltre ricordi floreali di viole.
Mediamente strutturato succoso, con tannino delicato, tornano le note di radici e rabarbaro unitamente ad accenni balsamici, piacevolmente amaricante il lungo fin di bocca.
Un vino moderno, versatile, gastronomico, non molto impegnativo (nel senso buono del termine), anche dal punto di vista economico. Viene venduto a € 7,50 in azienda.
Lorenzo Colombo
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