Identità Golose numero 6
Per spiegare il successo di questa manifestazione, ideata da Paolo Marchi, e giunta ormai alla sua sesta edizione, è sufficiente dire che, lunedì 1 febbraio, non siamo riusciti a partecipare a ben tre eventi ai quali eravamo decisamente interessati, causa sovraffollamento dell’Auditorium, nel quale si tenevano le esibizioni di Massimo Bottura e di Alain Ducasse, e della sala bianca dov’era presente Moreno Cedroni.
Un successo quindi travolgente, che pone, a solo due anni dal trasferimento nella sede del Milano Convention Centre, in via Gattamelata, il problema della disponibilità di ulteriori spazi.
Sembra quasi inverosimile che un evento, dedicato esclusivamente a professionisti, e dal considerevole costo d’ingresso, possa richiamare un così elevato numero di presenze di operatori, incuriositi di verificare fin dove si possa spingere la fantasia e la ricerca in cucina.
Non è che non essendo riusciti a partecipare a quanto volevamo ci siamo annoiati, anzi erano talmente tanti, ed in sovrapposizione tra loro i vari momenti della manifestazione che non rimaneva che l’imbarazzo della scelta.
“Il lusso della semplicità” era il titolo dell’edizione di quest’anno, e i numerosi cuochi intervenuti hanno mostrato la loro abilità nel maneggiare materie prime considerate povere, come verdure e uova, dimostrando come si possano preparare grandi piatti senza ricorrere ad ingredienti costosi.
Regione ospite di questa sesta edizione è stata l’Emilia Romagna, presso il cui stand, perennemente affollato, si servivano in continuazione specialità regionali; mentre la nazione ospite è stata la Slovenia.
Noi di Vin&alia siamo stati presenti a questa manifestazione nella giornata di lunedì e per qualche ora anche il martedì, ecco quanto abbiamo visto.
Dopo una seppur veloce visita ai diversi stands, spiluccando cibi di grande qualità, lunedì alle 13.00 abbiamo partecipato all’affollata conferenza stampa di presentazione di “Mirafiore & Fontanafredda”, dove, l’istrionico Oscar Farinetti, coadiuvato dal direttore generale Giovanni Minetti, dal responsabile agronomico Alberto Grasso e dal responsabile di cantina, l’enologo Danilo Drocco ha illustrato il nuovo corso di questa storica azienda vitivinicola di Langa ed ha presentato i nuovo formati di bottiglie, i così chiamati “Valori Bollati” (mezzo litro, un litro ed un litro e mezzo) sviluppati soprattutto in funzione della ristorazione (mezzo litro di vino può infatti essere consumato tranquillamente a pasto, da due persone, senza per questo rischiare di superare la fatidica soglia di alcolemia e di incorrere nelle gravi conseguenze civili e penali).
Non ci dilunghiamo oltre su questa conferenza stampa, poiché pochi giorni dopo siamo stati in visita a Fontanafredda, gentilmente invitati dal signor Minetti, e quindi riferiremo in un apposito articolo.
Nel pomeriggio eccoci in Sala Rosa per la presentazione dei prodotti dei presidi Slow Food di quattro regioni: Piemonte, con la gallina bianca di Saluzzo; Sardegna, con lo zafferano di San Gavino ed il fiore sardo; Puglia, con il caciocavallo podolico e la vacca podolica del Gargano ed infine il Veneto, con l’agnello d’Alpago (come dimenticare le strepitose costolette cucinate da Renzo Dal Farra, della Locanda San Lorenzo); l’evento è stato gestito in collaborazione con Buonitalia.
A seguire l’interessante l’appuntamento con “Storie di Storie”, dove in maniera completamente informale Stefano Bonilli, Andrea Grignaffini ed un nutrito gruppo di blasonati cuochi della regione, hanno ripercorso la storia dei mitici ristoranti dell’Emilia Romagna, a partire dalla trattoria di Peppino Cantarelli in quel di Samboseto.
Erano presenti, ed hanno raccontato le loro storie: Isa Mazzocchi, del ristorante La Palta, di Borgonovo Val Tidone, che ha raccontato il suo esordio presso Georges Cogny, grande cuoco francese trapiantato in terra piacentina, dove ha reso famosi due locali, la Cantoniera, in Val di Nure e l’Antica Osteria del Teatro di Piacenza; Filippo Chiappini Dattilo che ha sostituito Cogny all’Osteria al Teatro; Valentino Mercattilii, del San Domenico d’Imola, che ha raccontato come Gianluigi Morini sia riuscito a portare ad Imola l’ormai pensionato Nino Bergese; Igles Corelli, che ha ripercorso i fasti del Trigabolo di Argenta, il mitico ristorante di Giacinto Rossetti.
Martedì siamo finalmente riusciti ad entrare nell’Auditorium per l’evento “Da Bergese al Dr. House”, dove si è esibita l’insolita coppia Valentino Marcattilii e Massimo Bottura.
Per entrambi l’ingrediente principale è stato l’uovo; Marcattilii ha preparato il classico di Bergese “Uovo e raviolo”, mentre Bottura ha stupito i partecipanti con “L’uovo embrionale ripieno di ragù”.
Lorenzo Colombo
pubblicato in origine su www.vinealia.org
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