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Inama e il Carmènere sui Colli Berici

Vent’anni di “Bradisismo”

Il vitigno

Tipico del Médoc, il Carmenère sembrava scomparso dopo l’avvento della fillossera, viene ritrovato in Cile nel 1994 tramite analisi del DNA dallo studioso di viticoltura Jean-Michel Boursiquot.
Da una successiva ricerca nel vari vigneti europei si scoprì che buona parte dei vigneti ritenuti di Cabernet franc, in realtà erano di Carmenère.
Il vitigno è presente sui Colli Berici da oltre 150 anni ed occupa il 5% della superficie vitata, in passato veniva chiamato Bordeaux Nero credendolo un parente del Cabernet franc, che in effetti è uno dei suoi genitori.

Il vigneto degli Inama, posto nella valletta dell’Oratorio di San Lorenzo a San Germano dei Berici, con i suoi 12 ettari a Carmenère in corpo unico è il più esteso d’Europa con questo vitigno, nel 2003 è iniziata la conversione al biologico (anche se questo non viene riportato in etichetta).

L’azienda

Dopo esperienze in altre cantine del territorio nel 1965 Giuseppe Inama fonda la propria azienda a Soave, nel 1991 entra in scena il figlio Stefano e nel 1996 prende piede il progetto Colli Berici.

Attualmente sono i tre figli di Stefano, sempre sotto la supervisione del padre a gestire l’azienda che dispone di 62 ettari a vigneto, divisi più o meno in parti uguali tra la tenuta di Soave e quella su Colli Berici; vi lavorano a tempo pieno 28 dipendenti.
La gestione delle vigne, per quanto riguarda la potatura, segue i protocolli di Simonit e Sirck.
La produzione totale s’aggira sulle 450.000 bottiglie/anno, della quali circa 120.000 provengono dai Colli Berici.

I vini dei Colli Berici

“Bradisismo” in verticale

L’ Igt veneto Rosso “Bradisismo” è stato prodotto per la prima volta nel 1997 con uve (70% Cabernet sauvignon e 30% Carmènere) provenienti dai vigneti di Lonigo e di San Germano dei Berici.
I vigneti, esposti a Sud ad un’altitudine di 50-100 metri slm si trovano su suoli di natura calcarea, argillosi e limosi, hanno un’età che varia dai 10 ai 40 anni, sono condotti in regime biologico  e sono allevati a Guyot con densità di 4.000-5.000 ceppi/ettaro, con una resa di circa 40 ettolitri/ha.
Dopo le fermentazioni (alcolica e malolattica) il vino viene posto in barriques per metà nuove, dove s’affina per 15 mesi.
La produzione annuale s’aggira sulle 20mila bottiglie oltre a 500 Magnum.

La verticale che ci è stata proposta era composta da quattro annate, a partire dalla prima prodotta.
Iniziamo quindi da questa, ovvero la 1997 che riportava in etichetta: Bradisismo Igt Cabernet Sauvignon del Veneto e che di conseguenza il vino sarebbe dovuto essere composto da almeno l’85% di questo vitigno.
Il colore è granato, compatto, con unghia aranciata.
Mediamente intenso al naso, un poco compresso, elegante e balsamico, presenta un frutto rosso in confettura.
Succoso al palato, con tannino in perfetto equilibrio, si colgono accenni di salamoia.
Un vino notevole, quello che abbiamo maggiormente apprezzato tra le quattro annate in degustazione.

 – 2007 – cambia l’etichetta sulla bottiglia, sia nella grafica come nella definizione del vino che ora si chiama: Bradisismo Veneto Rosso Igt.
Stessa etichetta ritroveremo nel vino dell’annata 2016.
Molto bello il colore, soprattutto se rapportato all’età del vino, rubino luminoso.
Complesso ed elegante al naso dove emergono note terziarie, speziate, sentori terrosi e di sottobosco, liquirizia e leggeri accenni animali.
Fresco e succoso alla bocca, con un bel frutto rosso in confettura, accenni vegetali che rimandano al peperone, il legno, seppur ben integrato è ancora percepibile, lunga la sua persistenza.
Grande vino.

 – 2016 – Rubino compatto di buona profondità.
Bel naso, intenso ed elegante, frutta rossa.
Di buona struttura, più muscoloso rispetto alle altre annate,  legno un poco prepotente, notevole il frutto.

2017 – In occasione del ventennale c’è un nuovo cambio nell’etichetta, ora a colori acquerello, dove viene riportato: Bradisismo – 20° anniversario.
In concomitanza con il suo ventennale il Bradisismo si fregia della denominazione Colli Berici Cabernet, sino ad allora veniva identificato come Veneto Rosso Igt.
Il colore è rubino luminoso e trasparente.
Bel naso, di buona intensità, fresco, speziato, con sentori i frutto rosso.
Intenso e fresco, mediamente strutturato, con note piccanti (pepato), legno percepibile, leggermente più verde del precedente.

Durante la nostra visita in azienda, avvenuta durante nei primi giorni di settembre, durante il nostro tour sui Colli Berici, non abbiamo degustato unicamente il “Bradisimo”, ma anche alcuni altri vini aziendali, abbiamo infatti iniziato i nostri assaggi con l’Igt Veneto Rosso “Carmènere Più”, il vino d’ingresso dei rossi prodotti sui Colli Berici, l’annata è la 2017, ovvero la stessa nella quale entra in gioco la collaborazione con il gruppo  francese Derenoncourt Consultants.

Un vino, il Carmènere Più, dove il Carmenère gioca un ruolo importante, anche se coadiuvato da un 15% di Merlot.
Le uve provengono dai vigneti di Lonigo e di San Germano dei Berici, collocati tra i 50 ed i 250 metri d’altitudine, allevati a Guyot ed a Pergola, con densità di 5.000 ceppi/ettaro, hanno tra i 10 ed i 42 anni d’età e danno una resa di 50 ettolitri/ha.
La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio, quindi il vino s’affina per dodici mesi in barriques usate.
65.000 le bottiglie prodotte.

Dal color granato, luminoso e trasparente.
Intenso al naso fruttato, ciliegia fresca, speziato (nettissimo il pepe), di buona eleganza.
Fresco e succoso, di media struttura, speziato, addirittura piccante con le sue note di pepe, lunga la persistenza e piacevolissima la beva.
Così averne di  vini d’ingresso di questo calibro.

Arriviamo quindi al vino di punta dell’azienda, ovvero il Colli Berici Doc Carmènere Riserva “Oratorio di San Lorenzo”, l’annata che andiamo a degustare è la 2015.
Prodotto per la prima volta nel 2004, dal 2009 si fregia della nuova denominazione Colli Berici Carmènere Riserva.
Le uve, Carmènere in purezza, provengono dai filari meglio esposti del vigneto dell’Oratorio di San Lorenzo, circondato dai boschi.
Esposto a Sud, tra i 50 ed i 100 metri d’altitudine, con sistema d’allevamento a Guyot e con densità di 5.000 ceppi/ettaro si sviluppa s’una superficie di sette ettari, l’accurata selezione delle uve fa si che la resa è bassissima, ovvero 25 ettolitri/ettaro.
La fermentazione si svolge in tini verticali, dopo la malolattica il vino viene posto in barriques in parte nuove, dove rimane in affinamento per 18 mesi ai quali segue almeno un anno di bottiglia.
La produzione varia tra le 5.000 e le 10.000 bottiglie, dipendentemente dall’annata.

Profondo e luminoso il color rubino-granato, con unghia ancora violacea.
Elegante e complesso al naso, balsamico, frutto rosso speziato, note mentolate, notevoli la finezza e l’armonia olfattive.
Strutturato ma equilibrato, con bella trama tannica, il legno è presente ma ben dosato, netti i sentori di pepe, liquirizia sul lungo fin di bocca.

Con le uve non utilizzate per la Riserva “Oratorio di San Lorenzo, provenienti comunque da vigneti di almeno quindici anni d’età, si produce, dall’annata 2015, il Colli Berici Doc Carmenère “Carminium”, in questo caso la resa per ettaro è di 50 ettolitri.
Il vino s’avvale di un affinamento per dodici mesi in barriques, il 20% delle quali nuove.
Quest’ultimo però non ci è stato proposto durante questa degustazione, abbiamo avuto comunque modo d’assaggiare l’annata 2016 la sera stessa, in occasione della presentazione del libro “Colli Berici – Le terre, le vigne, le ville” (vedi).
Di questa seconda annata ne sono state prodotte 13.000 bottiglie.

Ma non era ancora, finita, un vino proveniente dalla tenuta storica, ovvero quella di Soave, dovevano pur farcelo assaggiare ed hanno scelto a tal proposito il Soave Classico Doc “Du Lot” dell’annata 2018.
Le uve, Garganega in purezza, sono innestate su portinnesti Rupestris Du Lot (da qui il nome del vino) e provengono da un singolo vigneto situato sul Monte Foscarino, nell’area Classica del Soave con esposizione Sud-Ovest, i suoli sono di natura basaltica.
Dopo la selezione delle uve migliori, il mosto viene fermentato in barriques, un terso delle quali nuove.
Il vino rimane quindi in questi contenitori, per sei mesi sulle proprie fecce, dopo l’assemblaggio la massa s’affina per ulteriori  sei mesi in vasche d’acciaio, sempre sulle fecce fini.

Color paglierino intenso.
Molto intenso al naso, ampio e complesso, balsamico, con sentori di nocciole e vaniglia, frutta tropicale e pesca gialla.
Strutturato, sapido, frutto maturo, pesca gialla, note tropicali, buccia d’uva, leggeri accenni tannici su lunga persistenza.
Lorenzo Colombo