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InvecchiatIGP: Torrione 1996, Petrolo

Con l’aiuto di “bicchierino” Gambelli

L’azienda Petrolo si trova in quella zona, la Val d’Arno di Sopra, già identificata nel 1716 dal Granduca Cosimo III come uno dei quattro territori inseriti nel suo famoso editto che andava a proteggere le zone ritenute di pregio per la produzione di vino, in compagnia di Chianti, Carmignano e Pomino.

Oltre un secolo dopo, la vocazione di questo luogo veniva confermata dall’agronomo Giorgio Perrin che celebrava le qualità del Sangiovese di Campo Asciutto (l’attuale Bòggina).
Nota: In quanto a quest’ultimo, ovvero il Bòggina, ne avevamo scritto in passato in un paio d’occasioni. (Vedi qui e qui).

La Tenuta Petrolo, che prende nome dalla località dov’è situata, nel comune di Bucine (AR), venne acquistata negli anni ’40 del Novecento dalla famiglia Bazzocchi e si sviluppa attualmente su 31 ettari vitati situati tra i 250 ed i 350 metri d’altitudine su suoli composti da galestro, alberese ed arenaria.
I vigneti sono suddivisi in numerose parcelle, spesso di piccole dimensioni, alcune delle quali messe a dimora diversi anni fa, come appunto il Bòggina, impiantato nel 1947 da Gastone Bazzocchi, o come il Lecceta, che ha oltre 60 anni d’età, mentre altri sono molto più recenti, come il Lago, impiantato nel 2000.
Si tratta di parcelle specializzate, nelle quali solitamente è impiantato un singolo vitigno destinato alla produzione di uno specifico vino.

I vini prodotti sono sette, tra questi curiosamente spiccano tre versioni del Bòggina, chiamati Bòggina A (affinato in anfora), Bòggina B (ovvereo un vino bianco prodotto con uve Trebbiano) e Bòggina C, ovvero il primo, da uve Sangiovese.

Il Torrione nasce come Igt Toscana nel 1988, si tratta di un vino fortemente voluto da Lucia Bazzocchi Sanjust che per la sua realizzazione ha chiesto aiuto a chi più di tutti ne capiva di Sangiovese, ovvero Giulio “Bicchierino” Gambelli.

Il vino viene prodotto assemblando le uve provenienti dalle diverse vigne di Petrolo, vi troviamo infatti il Sangiovese di Bòggina e dei vigneti Casariccio, Asilo e Campaccio, il Merlot di Galatrona ed il Cabernet sauvignon di Campo Lusso.

Nel tempo la sua identità è cambiata, ora infatti si fregia della denominazione Val d’Arno di Sopra (vedi a tal proposito il recente articolo scritto da Stefano Tesi per il Garantito IGP) e la sua composizione è data da 80% Sangiovese, 15% Merlot e 5% Cabernet sauvignon.

Le uve, come sopra accennato, provengono dagli storici vigneti aziendali, quelli messi a dimora negli anni ‘70, ma anche da vigne più recenti, la vinificazione avviene in vasche di cemento tramite lieviti indigeni mentre l’affinamento s’effettua in vasche di cemento, botti di grandi dimensioni (40 hl), tonneaux e barriques francesi, dove il vino sosta dai 15 ai 18 mesi.

Il vino di presenta con un color granato con unghia aranciata, leggerissima la sua velatura.
Buona l’intensità olfattiva, pulito e ancora fresco, complesso, ampio, elegante, frutta rossa dolce quasi in confettura, cuoio, sottobosco, humus, potpourri, note balsamiche, accenni di spezie dolci, sbuffi pepati, liquirizia, carrube e leggere note di caffè liofilizzato.
Asciutto, dotato di buona struttura, trama tannica importante, buona la vena acida, liquirizia dolce, tamarindo, accenni di radici, amarena un poco asprigna, confettura di prugne, lunghissima la sua persistenza.
Lorenzo Colombo

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