Le Albana di Poggio della Dogana
Il nome non ci giungeva nuovo e così spulciando tra i vari articoli scritti nel corso degli anni ne abbiamo trovato uno dedicato ai tre Romagna Sangiovese assaggiati nel corso di un pranzo stampa tenutosi presso il ristorante Moebius, a Milano e pubblicato nel novembre di cinque anni fa (vedi).
A questo punto diventa pressoché superfluo ri-descrivere la storia della nascita dell’azienda – basta tornare all’articolo di cui sopra- ma è importante segnalarne l’evoluzione.
Allora scrivemmo che i vini prodotti al momento erano unicamente tre e che nel 2020 avrebbe visto la luce un quarto vino, ovvero un Albana, ebbene attualmente le etichette prodotte sono dieci e di queste ben tre sono di Albana, due in versione Secca ed una da Vendemmia tardiva.
Ora abbiamo avuto la possibilità d’assaggiarne due di queste, entrambe nella versione Secca, due vini assai differenti tra loro seppur accomunati da un fil rouge che sta tutto nel vitigno Albana, ovvero la sua leggera nota tannica.
Prima di passare alla degustazione vogliamo però fornire alcune informazioni su questo vitigno che ha dato vita nel 1987 alla prima Docg di vino bianco, ovvero il Romagna Albana, vitigno però un poco bistrattato e poco considerato soprattutto in un recente passato.
Il vitigno e la Docg
Con l’Albana si produce un vino a Docg, ovvero il Romagna Albana, il vitigno viene inoltre utilizzato nelle Doc Reno e Romagna e può essere usato in una ventina di vini ad Igt tra Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Umbria e Marche.
La sua superficie vitata, che negli anni Settanta era di circa 7.500 ettari si è nel corso del tempo notevolmente ridotta tanto che nel 2010 era di poco superiore ai 1.500 ettari (attualmente la regione Emilia-Romagna ne dichiara meno di 900 ettari).
Il vitigno, che pare essere stato introdotto in regione dagli antichi romani, ha una buccia sottile ma consistente e caratterizza i vini con una nota leggermente tannica ed amarognola sul fin di bocca, tipica quest’ultima delle versioni “secca”.
La Docg Romagna Albana contempla le seguenti tipologie: secco, amabile, dolce, passito e passito riserva, l’ente certificatore “Valoritalia” attesta una produzione (nel 2023) di 13.041 ettolitri ed un imbottigliato di poco superiore al milione di bottiglie.
Dopo questa lunga premessa eccoci ai vini assaggiati:
Molto belle le due etichette, riprese da bozzetti di Silvio Gordini, trisavolo dei fratelli Rametta, interessante anche il nome dato ai vini, sempre legato alla storia della famiglia, sono i nomi di due dei cavalli posseduti dal nonno che per l’appunto era un allevatore di cavalli.
– Romagna DOCG Albana Secco “Belladama” 2023
Il vigneto, di vent’anni d’età, è situato tra i 200 ed i 300 metri d’altitudine nel comune di Brisighella su suolo composto da sabbie gialle, la resa è di 50 q.li/ha.
La fermentazione si svolge in vasche d’acciaio mentre l’affinamento avviene in vasche di cemento dove il vino sosta per dieci mesi ai quali ne seguono ulteriori quattro di riposo in bottiglia.
Il colore è paglierino luminoso di buona intensità.
Mediamente intenso al naso dove cogliamo sentori di fieno, erbe essiccate, fiori gialli secchi, e frutta a polpa gialla, mela e ananas.
Di media struttura, asciutto, fresco e sapido, presenta leggeri accenni tannici e sentori di nespole e mela e leggere note vegetali, buona la sua persistenza.
– Romagna DOCG Albana Secco “Farfarello” 2022
Prima annata di produzione per questo vino le cui uve provengono da un vigneto di vent’anni d’età situato tra i 200 ed i 300 metri d’altitudine nel comune di Brisighella su suolo composto d sabbie color ocra, la resa è di 50 q.li/ha.
Vinificazione in vasche d’acciaio ed affinamento in barriques –metà delle quali nuove- per un periodo di nove mesi, con periodici batonnages, seguono ulteriori 12 mesi di sosta in bottiglia.
Il colore è paglierino tendente al dorato, più intenso del precedente.
Buona la sua intensità olfattiva, si colgono le note vanigliate date dall’utilizzo del legno, sentori di frutta a polpa gialla matura e d’erbe aromatiche, fiori secchi, leggeri accenni pungenti.
Asciutto e di buon corpo, succoso, frutta gialla matura, le note tanniche sono più marcate rispetto al Belladama, ricordi di legno (ancora un poco da digerire) ed accenni tostati, discreta la sua vena acida e buona la sua persistenza con fin di bocca leggermente amarognolo.
Ci ha ricordato alcuni vini bianchi della Borgogna.
Con questo vino l’Azienda Poggio della Dogana aderisce all’Associazione Brisighella, Anima dei Tre Colli, fondata nel 2023 da cinque aziende -che nel frattempo sono già diventate 19- il cui scopo è quello di valorizzare e definire un nuovo stile per l’Albana di Romagna.
Per far ciò è nato il progetto Brisighella Brix che ha definito uno specifico e rigido disciplinare di produzione al quale le aziende consociate si debbono attenere.
Lorenzo Colombo