Mirabella: vendemmia e assaggi
Alcuni mesi fa (era marzo) eravamo stati ospiti di Mirabella in occasione della presentazione dei tre Metodo Classico (due Franciacorta ed un VSQ) da monovitigno, e ne avevamo scritto (qui).
A distanza di pochi mesi siamo nuovamente stati in azienda lo scorso 29 agosto, in occasione della vendemmia da poco iniziata.
Quel giorno si vendemmiava il Pinot bianco e così abbiamo potuto assistere ad alcune fasi della lavorazione, nello specifico la pressatura.
Diverse informazioni sull’azienda ed i suoi vini le avevamo già fornite nel precedente articolo, qui andiamo ad aggiungerne alcune mancanti:
- Il giorno prima della vendemmia, una squadra di quindici persone ispeziona tutti i vigneti per selezionare l’uva ritenuta non idonea.
- La pressatura delle uve è suddivisa in tre diverse frazioni: la prima, dalla quale si ricava circa il 40% del mosto, va a costituire le basi per le Riserve, la seconda pressatura è destinata ai vini più giovani, mentre la terza viene venduta.
- La tecnica di vinificazione utilizzata prevede una prima fase di iperossidazione dei mosti, per eliminare le componenti ossidabili, a questa segue una fase di completa iper-riduzione sotto vuoto.
- L’illimpidimento dei mosti avviene tramite flottazione.
- Per le chiarifiche non vengono utilizzati componenti di derivazione animale, ma unicamente vegetale, come piselli, patate e funghi.
- Tutti i vini subiscono la fermentazione malolattica.
- Circa il 25% della produzione viene esportato, il paese principale di destinazione è il Giappone.
- Oltre il 20% della produzione è destinato al Franciacorta Rosé.
Naturalmente non è mancata la degustazione dei vini, sviluppata in tre diversi momenti, il primo dei quali nella sala degustazioni dove abbiamo potuto assaggiare la prima serie di Franciacorta.
Si inizia con il Franciacorta Brut “Edea”, un Blanc de Blancs frutto di 80% Chardonnay e 20% Pinot bianco.
Si tratta del vino di entrata dell’azienda, che s’avvale d’un affinamento in bottiglia di almeno 24 mesi.
Il colore è paglierino luminoso.
Intenso al naso dove si colgono sentori d’erbe aromatiche, di fieno, unite a note floreali e di pesca bianca.
Intenso al palato, dotato di buona effervescenza, sapido e fresco, mediamente strutturato e dalla buona persistenza.
Un vino dalla piacevole beva.
A seguire i tre Brut Nature 2015 da monovitigno che c’erano stati presentati a marzo: lo Chardonnay, il Pinot nero ed il Pinot bianco (ricordiamo che quest’ultimo non può fregiarsi della denominazione Franciacorta, non contemplando il disciplinare l’uso di Pinot bianco in percentuali superiori al 50%, si tratta quindi di un VSQ).
La descrizione dei vini l’avevamo fatta allora (vedi), con qualche mese in più di bottiglia però alcune sensazioni sono leggermente cambiate.
Lo Chardonnay si ripropone con la sua intensità olfattiva, lo spettro di sensazioni c’è apparso più ampio, con sentori floreali, di pesca gialla, nespole ed agrumi maturi. Mentre alla bocca abbiamo ritrovato le note vegetali di fieno ed erbe officinali, unite a sentori di nocciole tostate, rimane quella sensazione leggermente amarognola sul fini di bocca che già avevamo notato a marzo.
Il Pinot bianco ci pare abbia perso un poco i sentori di lieviti allora percepiti ed abbia acquistato in eleganza, le erbe officinali sono i sentori preminenti.
Pesca gialla, fieno, e leggere note tostate (che in precedenza non avevamo notato) vanno a costituire le sensazioni gusto-olfattive.
Per quanto riguarda il Pinot nero ci è parso di cogliere una sfumatura più carica in merito al colore.
Intenso al naso e con una nota tostata che avevamo colto unicamente alla bocca nella precedente degustazione di marzo. Intenso al palato, strutturato e sapido.
Il vino successivo è l’Extra Brut Senza Solfiti ”Elite”, da uve Chardonnay in purezza.
Le uve provengono dal primo vigneto impiantato nel 1981, tutte le lavorazioni avvengono senza l’utilizzo di solfiti e la sosta in bottiglia sui lieviti è di almeno 30 mesi.
nella nostra precedente visita ci era stato servito come aperitivo, quindi non avevamo preso appunti.
Si presenta con un color paglierino luminoso.
Elegante ed intenso al naso dove cogliamo un frutto giallo maturo unito a sentori d’erbe officinali e ad un accenno speziato.
Intenso e sapido alla bocca, con note d’erbe officinali e leggeri accenni aromatici, lunga la sua persistenza.
E’ un vino completamente diverso da tutti gli altri di Mirabella.
Ultimo vino che andiamo ad assaggiare è il DØM 2006, ancora “sur lattes”, la bottiglia viene sboccata per l’occasione.
Il colore è paglierino-dorato.
Intenso al naso, leggermente tostato, con sentori di buccia di mela e di fieno.
Asciutto alla bocca, quasi tannico, dotato di buona persistenza.
Dopo questa degustazione ci si sposta per un aperitivo presso il vigneto Il Roccolo, allevato a Pinot nero.
Qui abbiamo l’opportunità di assaggiare il salame “Ret”, De.Co. (Denominazione Comunale) di Capriolo, prodotto con solo carne di coscia macinata a punta di coltello e il formaggio “Caronte”, a latte crudo di capra.
Naturalmente questi prodotti sono opportunamente innaffiati dai vini di Mirabella, nello specifico il “Demetra” 2012 (70% Chardonnay, 20% Pinot nero e 10% Pinot bianco) che s’affina in bottiglia per un minino di 55 mesi ed il Franciacorta Rosé (45% Pinot nero, 45% Chardonnay e 10% Pinot bianco).
Presso il Ristorante Natura, ad Adro, abbiamo quindi pranzato, abbinando i piatti di Marco Acquaroli ad una verticale di DØM, dall’annata 2011 sino alla 1991, praticamente gli stessi vini che già avevamo degustato, in modo più tecnico, durante la nostra visita del mese di marzo. Peccato mancasse il vino dell’annata 1996, unico prodotto che allora non avevamo descritto a causa della bottiglia che presentava problemi.
Diventa quindi ridondante riproporre la descrizione di questi vini che potete trovare (qui).
Tra i piatti più interessanti e curiosi segnaliamo la Sarda BBQ.
In chiusura di pranzo, come degno accompagnamento al dessert, l’Igt Sabino Passito “Incanto”, da uve Chardonnay appassite su graticci per 40 giorni ed affinato in barriques usate per ventiquattro mesi.
Lorenzo Colombo
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