Rirò, un nuovo modo di bere la Toscana?
La storia dell’azienda Barbanera ha inizio nel 1938, quando Altero Barbanera e la moglie Maria Franceschini aprono una piccola attività legata al mondo del vino alle pendici del monte Cetona, tra la Val d’Orcia e la Val di Chiana, attività che verrà in seguito sviluppata dal figlio Luigi.
Nel 1978 Paolo e Marco, figli di Luigi danno vita alla Enogest e sviluppano l’attività all’estero, consolidandosi sul mercato tedesco nel 1982.
Nel 2022 Barbanera entra a far parte del Gruppo IWB (Italian Wine Brand) il più grande gruppo vinicolo privato italiano che annovera al suo interno nomi come Giordano Vini, Provinco, Svinando (acquisita nel 2018), Raphael Dal Bo (2020), Enoitalia e Enovation Brands (2021) e che esporta vino in oltre 80 paesi dei cinque continenti.
La produzione di Barbanera è distribuita su tre linee produttive (Barbanera, Duca di Saragnano e Collezione Famiglia Barbanera) per un totale di 67 vini.
In realtà ora i vini diventano 68, con l’ultimo nato, ovvero L’Igt Toscana Rirò, vino decisamente particolare, da bersi freddo e come ingrediente principale dei cocktails, un modo nuovo di bere la Toscana come traspare dalle parole di Alessandro Mutinelli, amministratore delegato di Italian Wine Brands “Abbiamo voluto rinnovare il concetto di vino rosso tradizionale avvicinando la Toscana, ed in particolare il vino rosso, a nuove occasioni di consumo.”
L’idea ambiziosa è quella di far diventare il Rirò l’aperitivo Rosso Italiano e gettare le basi per un futuro Spritzrirò, a testimonianza della versatilità di questo vino.
Ma qual è la nostra opinione su questo vino che abbiamo degustato puro, sia alla temperatura consigliata (8°-10° C) che a temperatura più da “vino rosso” seppur fresco?
Iniziamo col dire che abbiamo più volte richiesto all’azienda la scheda tecnica dello stesso, per avere un’idea del/i vitigno/i utilizzato/i, della loro provenienza e del metodo di lavorazione in cantina.
Purtroppo non abbiamo avuto le risposte che ci interessavano con la seguente motivazione “Ci troviamo a rispettare la scelta dell’enologo, che ha preferito non divulgare alcune tecniche specifiche utilizzate per ottenere gli aromi e i profumi unici di questo vino. Si tratta di una scelta comune; in alcuni casi, anche gli uvaggi rimangono riservati”.
Rispettiamo, anche se fatichiamo a capire il motivo di tanta segretezza e passiamo all’assaggio del vino che si presenta nel bicchiere con un color granato di discreta intensità.
Buona la sua intensità olfattiva, vi si colgono sentori di piccoli frutti rossi, uva fragola, more, ribes, confettura d’uva ed accenni di spezie.
Intenso e fresco al palato, la trama tannica è impercettibile, il vino è succoso e abboccato, vi ritroviamo quanto percepito al naso, ovvero una sequenza di frutti di bosco freschi, fragola lampone, more, ribes e uva fragola, buona la sua persistenza.
In definitiva si tratta di un vino semplice ma pulito e corretto, forse un poco “dolcino” per il nostro gusto, ci ha ricordato a tratti alcuni vini novelli di buona fattura.
L’abbiamo provato fresco, come consigliato su diversi cibi ed in alcuni casi abbiamo trovato azzeccato l’abbinamento, ad esempio con le caldarroste e con qualche fetta di salame, mentre con altre preparazioni abbiamo faticato maggiormente a trovare il corretto pairing.
Assaggiato a temperatura ambiente si perdono un poco le sue particolari caratteristiche organolettiche, quindi consigliamo di berlo decisamente fresco poiché il tannino è veramente leggero, non l’abbiamo invece provato nel bere miscelato.
Lorenzo Colombo